Maladaptive Daydreaming e Narcisismo
Maladaptive Daydreaming e Narcisismo
Prima però, è importante prima chiarire cosa si intende con il termine Narcisismo, che può essere inteso sia come tratto psicologico, non necessariamente patologico, sia come disturbo di personalità narcisistica
Cosa intendiamo come “tratto di personalità”?
Con tratti di personalità il DSM-5 (2013) intende “Patterns (modelli) costanti di percepire, pensare e rapportarsi nei confronti dell’ambiente e di sé stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali. Soltanto quando i tratti di personalità sono rigidi e disadattivi e causano una significativa compromissione funzionale o un disagio soggettivo, denotano disturbi di personalità” (p.749).
Cos’è il narcisismo?
“Siamo tutti narcisisti, ma non allo stesso modo. E non tutti abbiamo un disturbo narcisistico di personalità”. Così Vittorio Lingiardi apre il suo saggio Arcipelago N, intendendo il narcisismo come tratto regolarmente presente in tutte le persone e personalità, cercando di delineare “la zona di confine tra un carattere con tratti narcisistici, più o meno accentuati, e una patologia narcisistica” (Lingiardi, 2021).
Potremmo quindi immaginare il narcisismo rappresentato su un continuum, in cui tutti noi ci collochiamo in un certo punto.
Al centro di questo continuum, si pone una forma sana, che potremmo descrivere come amor proprio, o in temini più specifici come una buona capacità di regolazione della propria autostima. Ai due estremi patologici troviamo invece una immagine iper-negativa e svalutata di se stessi da un lato ed una ipertrofica, grandiosa ed onnipotente dall’altro.
Il confine tra sano e patologico, ovvero gli estremi del continuum, definisce quello che nella clinica è chiamato Disturbo Narcisistico di personalità, che non è così comune come si può pensare. Secondo la letteratura la percentuale di persone che soffrono di questo disturbo si aggira intorno al 8% della popolazione mondiale (Winsper et al., 2020)
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I vari tipi di Narcisismo.
Caratteristiche |
Narcisismo Overt |
Narcisismo Covert |
Autopercezione | Grandiosa, egocentrica, sicura di sé |
Vulnerabile, ipersensibile, ma sensazione di essere speciali |
Reazioni a critiche |
Rabbia, aggressività, ma apparentemente impermeabile |
Vergogna, ansia, si sente ferito con facilità |
Emozioni prevalenti |
Rabbia, invidia |
Vergogna, invidia |
Relazioni interpersonali | Strumentali, superficiali, poco empatiche, caratterizzate da aggressività |
Evitamento e distacco dalle relazioni, ma ricerca di approvazione |
Comportamento sociale |
Dominante, arrogante |
Riservato, timido |
Regolazione dell’autostima |
Basata sullo status |
Basata sugli altri |
Ci sono però diverse forme di Narcisismo:
– narcisismo grandioso o overt, che si manifesta con un senso esagerato di superiorità, fantasie di successo illimitato e la ricerca continua di ammirazione.
– narcisismo vulnerabile o covert, che, pur essendo meno visibile, può essere altrettanto problematico. I narcisisti vulnerabili spesso si sentono fragili e temono di essere giudicati, il che li porta a ritirarsi nel loro mondo interiore.
È importante sottolineare come queste due manifestazioni possano essere presenti, in momenti diversi, anche nella stessa persona e non necessariamente essere patologizzate.
Dopo questa breve introduzione al narcisismo è utile fare una piccola disamina rispetto a quello che invece si intende, nel senso comune, con questo termine purtroppo sempre più spesso. Difatti, nella psicologia ingenua il narcisista è visto come persona egocentrica, vanitosa e priva di qualunque rimorso.
Una visione più ampia su questo disturbo di personalità, che non colga solo gli aspetti grandiosi ma anche quelli vulnerabili, risulta fondamentale per restituire al disturbo la dignità che merita, in quanto, definendosi come disturbo, chi ne soffre è legato a una intrinseca sofferenza psichica.
È importante sottolineare come questa rappresentazione grafica polarizzi in modo estremo queste due forme di narcisismo!
Si tratta di una differenziazione estremizzata che non si presentano in maniera così netta nella realtà, la tabella è così illustrata solo a titolo esemplificativo.
Ma come si collegano narcisismo e daydreaming?
Secondo Raskin e Novaceck (1991) perdersi in fantasie di successo servirebbe a mettere in secondo piano i comuni fallimenti della vita quotidiana. Difatti, riconoscere di poter avere dei piccoli insuccessi, che accadono a tutti, potrebbe essere molto doloroso per chi ha un tratto narcisistico molto pronunciato.
Le persone con tratti narcisistici pronunciati (anche non patologici), sia grandiosi che vulnerabili, potrebbero utilizzare le fantasie come metodo per proteggere la propria autostima. Quando la realtà diventa troppo difficile da sopportare, le fantasie grandiose di successo e potere possono sostituire le sconfitte reali.
Può essere d’aiuto ricordare che le fantasie di un MDer in qualche modo possono essere legate a dei bisogni reali, che si fa fatica a soddisfare. Per questo motivo l’attaccamento che si crea al daydreaming diventa così forte.
Ma queste fantasie non risolvono i problemi. Sarebbe invece più importante accettare di poter fallire consapevoli che la perfezione sia un ideale irraggiungibile. “Il fatto di essere irraggiungibile però non è mai un’obiezione valida per un’ideale, perché gli ideali non sono altro che guide e mai mete” (Jung).
La differenza tra lasciarsi guidare da essa anziché ambirci, insieme alla consapevolezza che questo non può mai significare non sbagliare mai, è probabilmente la linea di confine tra amor proprio e grandiosità disfunzionale.
Come capire quando il daydreaming diventa disfunzionale?
Se il daydreaming viene utilizzato come strategia per affrontare delle situazioni che sarebbero troppo stressanti, allora come segniamo il punto di confine tra funzionalità e disfunzionalità? Quando i costi iniziano a superare i benefici?
Uno studio italiano (Ghinassi et al., 2023) ha confermato l’ipotesi che la tendenza al daydreaming di chi ha un tratto di personalità narcisistico vulnerabile può sfociare nel MD quando accompagnato da sentimenti di vergogna.
Inoltre, è stata rilevata una correlazione più forte con entrambe le forme di narcisismo. In particolare, è stato osservato che il narcisismo vulnerabile, influenzato da dei tratti di vergogna, aveva una correlazione più forte con il MD.
In altre parole, molti partecipanti con alti livelli sia di narcisismo vulnerabile che di vergogna avevano anche alti livelli di MD. Tuttavia, quando si escludeva l’effetto della vergogna dalle analisi, il legame tra narcisismo vulnerabile e MD risultava più debole.
Questi risultati ci indicano come il MD tra i narcisisti vulnerabili potrebbe essere considerato come una risposta difensiva nei confronti della loro fragilità che deve restare nascosta agli altri e a se stessi. In una sorta di circolo vizioso in cui più vergogna significherebbe superare il confine disadattivo del daydreaming, che a sua volta aumenterebbe ulteriormente il senso di vergogna.
È stato anche condotto uno studio per la popolazione clinica, ovvero con persone che avevano ricevuto una diagnosi di disturbo narcisistico di personalità (Pietkiewicz et al., 2023), che ha evidenziato come oltre il 66% di questi pazienti avessero punteggi sufficienti anche per una diagnosi di MD, consigliando nella psicoterapia di pazienti narcisisti di indagare l’uso improprio delle fantasie. Ancora una volta era il narcisismo vulnerabile quello maggiormente correlato.
Conclusione
Il MD e il narcisismo hanno un legame più stretto di quanto si possa pensare. È importante sottolineare, però, che nonostante si evidenzi una crescita del rischio di abuso di fantasie in presenza di tratti narcisistici, questa relazione non deve essere considerata di tipo deterministico, in quanto non vi è un rapporto di causa-effetto nel quale la presenza di una delle due causa direttamente l’altra.
Si può piuttosto affermare che questi tratti appartengono a un insieme di fattori di rischio che potrebbero, in presenza di altri fattori genetici o ambientali, concorrere a una reazione a catena che potrebbe culminare, o meno, con l’insorgenza del MD.
Visto il ruolo fondamentale della vergogna nel mantenere questo circolo, riteniamo che possa essere fondamentale fare una buona informazione su questi temi. Far sapere a chi soffre di MD che non è solo, e neanche il solo a soffrirne e che non bisogna vergognarsi mai di chiedere aiuto. Come abbiamo visto infatti la vergogna non è il problema in sé, ma un fattore che mantiene ed alimenta questa relazione: la vergogna non deve essere un nemico, ma un segnale che può spingere a cambiare rotta.
Autore: Alessio Cesario
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